Oggi i lavoratori hanno nuovamente fermato l’Italia. Gli effetti della crisi economica mondiale si fanno sentire anche in Italia,la cui economia deve affrontare anche motivi specifici di crisi. Su scala mondiale il sistema capitalistico sta affrontando la più grave crisi da quella del ’29. In Italia, la crisi di molte imprese trova nella crisi della Fiat, il suo esempio più emblematico.
Lotta per il socialismo
No alla guerra per il petrolio! No al libro bianco di Maroni!
Estendiamo la protesta!! Nessuna concessione alla Confindustria!
No alle privatizzazioni! No alla finanziaria! Art.18 per tutti i lavoratori!
No alla guerra in Irak!
Fermiamo il governo di Berlusconi, Bossi, Fini!
Lo scorso 18 ottobre milioni di lavoratori sono scesi nelle piazze italiane come oggi per protestare contro il tentativo di modificare l’art 18. I leader sindacali di Cisl e Uil, quest’estate, avevano concluso un accordo con il governo che è un vero tradimento nei confronti dei lavoratori che avevano precedentemente scioperato anche sotto le bandiere delle suddette organizzazioni.
Le proposte per l’indennita’ di disoccupazione non sono comunque sostitutive di un lavoro con buoni livelli di vita, e quelle, sul mezzogiorno vengono comunque di fatto vanificate dai provvedimenti in studio nella nuova finanziaria, che è ancora peggiore di quella famigerata dello scorso anno. Tagli nel numero di posti letto degl’ ospedali,tagli nella pubblica istruzione e in tutta la pubblica amministrazione, e i tagli negli enti locali,caratterizzano quest’ attacco di Berlusconi alla classe operaia.
La lotta per l’Articolo 18 è diventata un grande scontro tra le classi in Italia. La situazione italiana ha visto l’azione decisa della classe lavoratrice, i precari, un movimento di giovani in fermento e parte della classe media in rivolta contro le interferenze nei processi e in lotta contro il controllo dei mezzi di comunicazione.
Da poche settimane abbiamo visto un’ ulteriore attacco di Berlusconi ai diritti dei lavoratori : la liberalizzazione dei servizi di collocamento. E’ immediatamente evidente il significato storico di quest’ ultimo attacco…Il cosiddetto caporalato viene integralmente legalizzato.
All’offensiva
Gli effetti della crisi economica attuale sono subiti innanzitutto dalla classe lavoratrice. La perdita del posto di lavoro è una drammatica attualità per moltissimi lavoratori. Tutti i lavorator , inoltre, risentano dello svuotarsi dei loro salari causata dall’ inflazione.
Sotto la spinta della pressione dal basso dei suoi stessi iscritti ( e più in generale dell’ intera classe operaia ) la Cgil si è vista costretta a continuare la lotta portata avanti fino ad ora ed a mensionare lo stato attuale dell’ economia. Ma lo ha fatto nel modo peggiore: 4h di sciopero, solo industria e artigianato. Oltretutto la data dello sciopero è stata fissata di venerdi, per prevenire estensioni dello sciopero. Il proseguire in questa tattica, che divide le forze della classe operaia mostra l’ inadeguatezza della burocratica Cgil a guidare le lotte dei lavoratori.
Le mobilitazioni operaie, stanno comunque confermando che non c’è intenzione di scendere a compromessi. Sarebbe lungo elencare tutte le iniziative di lotta messe in campo dagli operai della Fiat che stanno perdendo i loro posti di lavoro e che hanno visto da parte del governo solo provocazioni (oltre ai tentativi di uomini vicini al premier per accaparrarsi le ossa della maggiore azienda italiana). In diversi casi, l’ intera classe operaia ha dimostrato la sua solidarietà ai lavoratori della Fiat. Anche altri settori della classe operaia hanno preso iniziative settoriali di lotta. La nazionalizzazione delle maggiori imprese sotto il democratico controllo dei lavoratori è l’unica via d’uscita all’ attuale crisi.
La battaglia sull’ art 18, da difensiva deve diventare offensiva, e legarsi alle altre, dalla proposta della sua estensione, su per includere la richiesta della fine del governo Berlusconi e della sua cricca.
Strategia per la vittoria
Non possiamo fermarci oggi. Il compito adesso è continuare a combattere e disegnare una strategia per la vittoria. Non c’è tempo da perdere!
Lo sciopero che sta fermando il paese, mostra la forza della classe operaia, e indica a chiare lettere le politiche da intraprendere.
L’estensione dello sciopero di oggi da parte della Fiom, é un segnale positivo, ma non è sufficiente.
Se lo sciopero di un giorno non ottiene i risultati desiderati, ci sarà bisogno di una lotta che includa altri scioperi oltre alla campagna politica referendaria. La resistenza dei lavoratori sta dividendo la classe dirigente. Berlusconi può essere battuto se l’azione continuerà. Il prossimo passo può essere uno sciopero generale di 2 giorni.
Comitati di sciopero devono essere eletti in ogni posto di lavoro. Questi dovranno legare compiti regionali e nazionali per elaborare cosa c’è da fare in questa fase così cruciale per le sorti della classe operaia.
Gli attivisti del ’movimento di movimenti’ potrebbero aiutare a costruire e coordinare il supporto agli scioperi, ma non possono sostituire i comitati rappresentativi eletti dai lavoratori che sono direttamente coinvolti nell’azione.
Oggi è più che mai necessario legare i compiti della classe operaia a livello locale e internazionale.
Anche se Berlusconi sarà costretto a ravvedersi sull’Art.18 e sulle sue iniziative sul collocamento la battaglia deve continuare per toglierlo dal Governo. Il prossimo referendum sull’ art 18 può aiutare ma non costituire l’ asse portante della sconfitta di Berlusconi.
Ipotesi Cofferati?
Berlusconi ha perso una battaglia quando i giudici hanno deciso che il suo processo si sarebbe dovuto tenere a Milano, nonostante che nel tentativo di cambiare luogo ad esso Berlusconi abbia sfidato le ire dei ceti medi, fino alla grandissima manifestazione del 14 settembre. Come sappiamo non sa perdere, e subito dopo sono scattate le minacce di sanzioni disciplinari. Una combinazione di nuovi sviluppi giudiziari e la crescente rabbia dei lavoratori, potrebbe far cadere il Cavaliere dalla sella. Anche il ’Wall Street Journal’ ha scritto, "Berlusconi si ricorda che nel 1994 uno sciopero generale contribuì alla caduta del suo primo governo…".
Ma qual è l’alternativa? Un nuovo governo di centrosinistra (magari includendo anche Rc)? Come l’ultima volta, non prevederebbe delle soluzioni a lungo termine ai vari problemi che si prospettano per i lavoratori italiani, chiunque ne divenga il leader.
Rifondazione cerca di guidare le proteste operaie e contro la guerra. Per far questo avrebbe bisogno (e ciò gli manca ) di un chiaro programma di classe. In realtà Rc non ha un chiaro programma che ponga al centro la nazionalizzazione di tutte le principali aziende, sotto il democratico controllo della classe lavoratrice, e dà l’ idea di avere in mente solo misure neo-keynesiane.
C’è bisogno di un programma politico che corrisponda alle esigenze della società italiana: lavoro, salario garantito, case, servizi sociali. Questo significa che si deve lottare per un governo dei lavoratori e dei poveri, sostituendo questo di capitalisti e reazionari, che nazionalizzi sotto il democratico controllo dei lavoratori le maggiori aziende e banche. Questa è l’unica via d’uscita all’ attuale crisi.
La classe operaia deve guardare avanti e mettere tutte le forze in gioco, per battere il cavaliere, i suoi vassalli, e i complici, e la sistema con il quale essi si arricchiscono.
Guerra per il petrolio
Berlusconi è stato tra i primi ad accodarsi al progetto di una nuova guerra in Irak. Le reali motivazioni di questa nuova guerra sono sotto gli occhi di tutti e non hanno niente a che fare con armi di distruzione di massa eventualmente detenute da Saddam o con il cambio di regime in Irak che è compito irrinunciabile del popolo irakeno. L’ imperialismo Usa interviene solo per difendere i propri interessi, per prendere nelle sue mani le vaste riserve petrolifere irakene.
Dobbiamo incoraggiare la lotta nelle fabbriche contro la guerra, anche con lo sciopero. Oggi siamo all’ indomani della magnifica dimostrazione del 15 a Roma, come nelle principali città europee oltreche delle molte iniziative locali contro la guerra.
La battaglia sui principi che ci spingono a difendere l’Art.18, e a contrastare la privatizzazione del collocamento ha come sbocco politico, non solo un orizzonte italiano, ma gli orientamenti in materia di lavoro in tutta Europa, nel contesto degli scioperi generali in Spagna, Portogallo, Grecia e dell’ondata di scioperi in Gran Bretagna. La battaglia contro la guerra in Irak ha prospettive mondiali.
Il capitalismo è in crisi ovunque e ovunque la lotta dei lavoratori contrasta i tentativi di addossare al proletariato il peso di essa.
Solo la lotta di classe e la chiarezza politica possono portare alla sconfitta del dominio del capitalismo sulle nostre vite.
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